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I treni in Sicilia? Degni del Congo. tratto da "La Stampa" del 22/10/2009

ROMA - "Nemmeno in Africa li vogliono i treni che abbiamo noi! Quella ferraglia, quei vagoni derelitti nemmeno in Congo se li prenderebbero!". È furioso Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia. Lui il treno lo prende poco ma attacca le Ferrovie dello Stato - che definisce una «agenzia pubblica» per la qualità del trasporto locale - per i ventilati tagli ai convogli nazionali a lunga percorrenza. E anche per gli scarsi investimenti sulle linee dell'isola.
Presidente Lombardo, ci spieghi perché secondo lei Fs spa sbaglia tutto...
«Che la politica delle Ferrovie, complessivamente intesa, abbia penalizzato permanentemente la Sicilia, per non parlare del Meridione, è fuori di dubbio. Dicono che il disagio dei pendolari è responsabilità delle Regioni? Posso definirmi a tutti gli effetti un pendolare, perché la mia città è Catania e la presidenza della Regione è a Palermo. Ci devo andare tutte le settimane, talvolta anche due volte a settimana. E vorrei vedere a chi parla di servizio ferroviario e di treni, che ovviamente qui non ho mai usato...». 
Mai preso un treno in Sicilia?
«Ma come si fa, quando per percorrere i 190 chilometri tra Catania e Palermo ci vogliono più di quattro ore? Questo è il frutto di una politica che si è consolidata nel tempo, da decenni. Prima ha reso impraticabile il servizio ferroviario, poi l'ha puntualmente segato definendolo come ramo secco. Non prendo i treni in Sicilia? Certo, se per fare settanta chilometri che richiedono in macchina tre quarti d'ora, ci devo mettere due ore in treno, è naturale che non lo piglio il treno. E se poi su quei treni non ci sale nessuno, o solo qualche disperato, e allora poi si taglia il ramo secco... complimenti, davvero!».
Eppure, sono proprio le Regioni a finanziare e a organizzare il trasporto locale, biglietti compresi. E come risponde all'ad di Fs, Mauro Moretti, che sostiene di non poter lavorare in perdita, se non si vuole che l'azienda fallisca?
«Moretti sta continuando come prima e peggio di prima. Alle Ferrovie ci sta da diversi anni, e sappiamo tutti che investimenti sono stati fatti sulle tratte siciliane... Posso capire che sia difficile fare il doppio binario sull'intera Catania-Messina, dove ci sono gallerie e infrastrutture costose da realizzare. Ma la Catania-Palermo, che taglia in due la Sicilia, la si poteva rimettere a posto spendendo una piccola parte di quello che è costata l'Alta Velocità al Nord, che è servita per ridurre di un quarto d'ora il tempo di percorrenza da Roma a Milano». 
Quindi, la colpa non è dei governi centrali o nazionali, ma delle Ferrovie?
«Io me la sto pigliando con le Ferrovie, con questa Agenzia statale... Tra l'altro mi pare che la Regione Sicilia abbia finanziato l'acquisto di una serie di treni moderni per le linee locali, di cui mi dicono non ci sia traccia. Chi lo sa, può darsi che siano rimasti chiusi in officina in attesa di riparazione... spero che non siano stati destinati altrove. Spero».
Parliamo dei treni nazionali, a lunga percorrenza? Una volta il treno da Palermo per il il Nord era fondamentale, adesso la gente prende gli aerei low cost, fa prima e spende meno. Non sarebbe meglio tagliare i sempre vuoti treni notturni dalla vostra isola verso il Nord, come pare voglia fare Ferrovie?
«Ma è una penalizzazione a 360 gradi... i sindacati mi dicono che oltre ad abolire i treni a lunga percorrenza sono stati ridotti ulteriormente i treni merci. Una scelta drammatica per noi, che penalizza i nostri prodotti. Qui è fondamentale che il servizio sia reso più praticabile, conveniente, più interessante. Senta: io, se potessi arrivare a Roma in tre ore e mezza con una linea ad Alta Velocità, ci penserei due volte prima di prendere l'aereo. Perché i milanesi e i romani possono avere questa competizione aereo-treno, che è un vantaggio per il portafoglio, e noi no?».
Insomma, Presidente, merci, locale, notturni, Alta Velocità: lei vuole tutto...
«Non voglio tutto: non ho nulla e voglio il minimo indispensabile. Non treni ferraglia derelitti che non se li pigliano manco in Africa».